ARCO Madrid 2020 | CAPELLI, dipinti e sculture
Per ARCO Madrid 2020 anche quest’anno si sono riuniti migliaia tra artisti, galleristi, collezionisti e appassionati dell’arte. Tutti a Madrid a febbraio per una settimana in occasione di ARCO. E per la seconda volta quest’anno anche io ho organizzato un viaggio in questa splendida città per partecipare alla fiera e ai numerosi eventi che vengono organizzati in quest’occasione.
La prima edizione di ARCO è nata negli anni 80 dall’idea di una gallerista. La sua intenzione era quella di riunire insieme non solo gallerie spagnole ma anche di altri parti del mondo, in particolare latino-americane. E da allora questa è la caratteristica principale di questa fiera che è cresciuta con alti e bassi. Ed è tornata ad essere dal 2015 una delle mete europee più gettonate in tema arte contemporanea.
ARCO Madrid edizione 2020
Quest’anno ci sono più di 200 gallerie da tutto il mondo. La maggior parte sono incluse nel programma generale, mentre una quarantina fanno parte di quelli che vengono definiti i “programmi curatoriali”. Tutte espongono dipinti, sculture, installazioni, fotografia, video, disegni o stampe.
Io mi ci perdo sempre dentro, impiegando ore fra gli stand delle gallerie che sono qui per vendere le loro opere. La soluzione ideale secondo me è usare la mappa cartacea che viene data all’ingresso. In ogni caso il rischio di perdersi all’inizio sembra alto, ma poi in realtà fatti un paio di giri si individuano le gallerie che sono di maggiore interesse e i pezzi da non perdere. Ma soprattutto grazie alla mappa non si perdono di vista tutti gli spazi e i progetti collaterali al gruppo principale di gallerie.
La sezione principale
Quest’anno alla sezione principale stanno partecipando tutte le gallerie selezionate dal Comitato senza troppe limitazioni nel numero di artisti esposti. Però una trentina hanno deciso di dedicare il loro stand ad un solo artista o ad un paio.
Una scelta rischiosa, ma che spesso premia come ad esempio per la galleria svedese Forsblom che ha portato solo opere di Ai WeiWei. Tutte a tema zodiaco cinese, ovviamente la mia preferita è il mio segno che ho scoperto essere il cavallo, perché dipende dall’anno in cui si è nati.
I progetti curatoriali | Dialogues
La parte che a me entusiasma sempre di più sono I programmi curatoriali che qui si dividono in 3 categorie. Gli stand delle gallerie che partecipano al progetto curatoriale sono in sezioni distaccate della fiera ma sempre all’interno dei due giganteschi padiglioni.
La prima sezione è Dialogues: dove le gallerie espongono solo due artisti ciascuna che tra di loro devono dialogare. Si basa infatti sull’idea che un dialogo sia fatto non solo di affermazione di se stessi ma anche di ascolto. Una sfida al non predominare di un singolo.
I lavori che hanno saputo dialogare meglio secondo me sono quelli di Francisco Copello e Francisca Benitez per la galleria Die Ecke di Santiago del Chile, che uniscono video arte a fotografia, disegno e gestualità.
I progetti curatoriali | Opening
La seconda sezione tra i programmi curatoriali è Opening. Lo scopo in quest’area è quello di presentare artisti emergenti. Mi ha colpito moltissimo che dei 37 artisti presentati 19 fossero donne. Ma anche che i curatori abbiano dato spazio ad artisti provenienti davvero da quasi tutto il mondo: Europa, Africa e America.
La parola d’ordine di questa sezione è cambiamento. Ciò che accomuna tutti gli artisti infatti è un forte desiderio di cambiamento. Qui stupende le opere di Mahmoud Khaled e Yazan El Zubi della galleria Gypsum del Cairo.
I progetti curatoriali | It’s Just a matter of time
La terza ed ultima sezione è dedicata a uno degli artisti cubani che ha cambiato la storia dell’arte contemporanea: Felix Gonzalez-Torres.
La scelta dei curatori è stata super interessante: hanno messo insieme gli artisti influenzati da Torres e non le sue opere. Il titolo è It’s Just a matter of time che significa è solo una questione di tempo e fa riferimento al tema principale di molti dei lavori di Torres: la consumazione progressiva che porta alla fine, alla morte.
ARCO Madrid 2020 | Il taglio latino-americano
Quello che a me piace di ARCO Madrid è avere appunto la possibilità di respirare un’aria un po’ diversa da quella italiana, londinese o svizzera. Infatti una caratteristica di questa fiera è quella di ritrovare alcune gallerie che sono presenti anche ad Art Basel o Frieze ma soprattutto di scoprirne di completamente nuove. Il motivo per cui sta diventando una tradizione per me è per cui vengo ogni anno è il taglio esclusivamente spagnolo o latino americano.
ARCO Madrid 2020 | Illy e AD
Tra l’altro ci sono tantissimi spazi per fermarsi a prendere un caffè e scambiare due parole. Il mio posto preferito per prendere il caffè è Illy. È il caffè che bevevo sempre quando ero in Italia e quello che mi piace di più. E l’attenzione dell’azienda nei confronti degli eventi d’arte non è nuova, se si considerano le collaborazioni con gli artisti e con gli eventi principali come la Biennale.
E anche quest’anno Illy ha fatto da Sponsor della fiera assegnando il premio IllySustainArt. Lo scopo è quello di riconoscere il lavoro degli artisti latinoamericani nati a partire dal 1970 e provenienti da paesi produttori di caffè.
Ma si può anche ricercare il rapporto tra arte e design grazie allo stand di Architectural Digest, la rivista che ogni anno dedica la sua edizione spagnola del numero del mese al collezionismo e ad ARCO.
First Collectors | Il servizio per i collezionisti
E in tema di collezionismo quest’anno in fiera è stato lanciato un servizio completamente nuovo, che per certi versi trovo davvero affascinante: un servizio gratuito di consulenza sull’acquisto di opere durante la fiera. Si chiama First Collectors ed è stato creato con l’obiettivo di rinnovare e promuovere il collezionismo d’arte. Ma è solo una delle diverse attività promosse per guidare le persone che iniziano ad acquistare arte.
ARCO Madrid 2020 | I premi
Tutto questo si aggiunge al classico programma internazionale e ai numerosi premi che vengono ogni anno assegnati. Quest’anno mi hanno colpito moltissimo le opere di Nora Aurrekoetxea vincitrice del premio Comunidad de Madrid. Sono state realizzate con capelli di scarto per sottolineare l’importanza antropologica di queste elemento in numerose culture. Un elemento che ci caratterizza come persone ma che evolve con il tempo e cambia con noi.
ARCO Madrid sta diventando sempre di più per me un appuntamento fisso in agenda perché è un momento di scoperta e divertimento. E anche un’ottima scusa per un viaggio a Madrid, una delle mie città preferite al mondo. E se hai qualche curiosità sui miei viaggi e desideri qualche anteprima, seguimi su Instagram dove racconto spesso cosa mi succede giorno per giorno.