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I 3 migliori Padiglioni della Biennale di Venezia 2019

I 3 migliori Padiglioni della Biennale di Venezia 2019? Scopriamoli insieme!

Un paio di settimane fa ho preso un volo da Londra e in occasione dell’inaugurazione della Biennale ho trascorso un weekend a Venezia. Vi ho raccontato la mia visita e le mie impressioni in un post dedicato La Biennale d’arte di Venezia 2019, con alcune informazioni utili su come organizzare il vostro giro.

La mostra è organizzata ogni due anni tra l’Arsenale e i Giardini con alcune partecipazioni nazionali anche in centro città. Per accedere ai due luoghi principali si paga un biglietto e si può decidere se visitarli lo stesso giorno o in due occasioni differenti, prima della chiusura a novembre.

Oggi vi parlo nel dettaglio dei tre padiglioni che secondo me sono un must di quest’anno e del perchè a me hanno colpito così tanto.

La proposta che vi faccio non è legata ad un vero ordine di preferenza ma piuttosto ai luoghi in cui questi tre padiglioni si trovano. Quindi iniziamo!

Padiglione Turchia – I 3 migliori Padiglioni della Biennale di Venezia 2019

Il primo di cui mi sono innamorata è stato quello della Turchia all’interno degli spazi dell’Arsenale. La mostra è stata organizzata dalla Fondazione di Istanbul per la cultura e le arti e i lavori sono dell’artista İnci Eviner. Il titolo “Noi, altrove” già racconta molto di quello che questa fantastica artista donna turca vuole raccontarci.

Il tema principale è quello dell’interazione fra gli uomini come collettività e gli spazi che occupiamo, ma dai quali decidiamo o siamo costretti a volte a spostarci. Ogni luogo rappresenta per un solo individuo o per un’intera popolazione un ricordo. E un ricordo è ciò che ci permette di non cancellare dei luoghi che a volte scompaiono fisicamente.

Entrando all’interno dello spazio in cui Eviner ci accoglie si viene catturati da suoni, immagini e oggetti che sembrano abbandonati ma vissuti al tempo stesso. Scale, crepe nel muro e sedie divelte ci raccontano di storie e persone. Mentre le immagini manipolate di uomini e animali proiettate ci fanno immergere nel ricordo. Sono figure presenti nello spazio ma astratte perché avvolte nel nulla. Come su una tela vuota in cui sono immersi in cattività. Molte delle scene sono aspre, non violente ma dure.

Non si comprende se siamo nella mente di una persona, fatta di salite e discese, oggetti messi da parte e immagini surreali o se siamo in un luogo realmente vissuto che è stato piuttosto abbandonato.

E la scelta di questi lavori si integra perfettamente secondo me con il tema generale della Biennale “May you live in interesting times”. Attraversare questi spazi ci fa riflettere sul nostro rapporto con gli oggetti che ci circondano e che sono presenti nella nostra vita ma soprattutto su come noi come uomini ci relazioniamo a questi. Li usiamo, li facciamo diventare parte della nostra quotidianità, della nostra cultura e poi siamo costretti o decidiamo di abbandonarli e diventano luoghi nella nostra mente.

Un’esperienza emozionante che mi ha cattura. Tornerei a Venezia oggi solo per riattraversare queste sale.

Padiglione Italia – I 3 migliori Padiglioni della Biennale di Venezia 2019

Il secondo padiglione sempre in Arsenale che a me è piaciuto moltissimo ma che ha suscitato molte opinioni contrastanti è quello dell’Italia. Si trova ai confini della mostra in uno spazio che è complesso da gestire per via delle dimensioni e con cui i curatori si relazionano spesso con difficoltà.

Secondo me non è stato così quest’anno per Milovan Farronato che ha scelto tre artisti Chiara Fumai, Liliana Moro e Enrico David per rappresentare l’Italia. E ha saputo scegliere anche un tema all’interno del principale, quello del labirinto.

L’idea espositiva è geniale. Dal momento in cui si accede al padiglione le mura alte ci lasciano liberi di visitare il luogo e perderci nell’arte e nelle opere, girando ogni angolo a nostra scelta. Due sono gli ingressi e per ognuno la scelta inizia già nel dover andare a destra o a sinistra. Questo non vuol dire che non si venga guidati. La scelta dei tre differenti artisti e la presentazione delle loro opere è già di per sé uno strumento di guida nelle nostre mani.

Si attraversano queste strade e stradine labirintiche come si attraversano le calli di Venezia con i loro angoli e i loro ponti. Ognuno può scegliere la propria direzione “Nè questa, nè l’altra” come spiega anche il titolo della mostra. Ognuno è libero di scegliere e di vivere l’opera come preferisce. E attraversando il labirinto della mostra si scoprono lavori nuovi ma anche conosciuti dei tre artisti. Infatti, la scelta del curatore è stata quella di ripescare dalla memoria di questi artisti progetti incompiuti o inediti e accompagnarli a opere più note.

Il labirinto è fatto di parole, sculture, installazioni, suoni e oggetti con cui interagiamo e che cambiano lo spazio in cui sono presenti prestandosi a molteplici interpretazioni. Anche in questo caso quindi penso di essermi fatta prendere senza neanche accorgermene dal padiglione per la scelta coerente sul tema “May you live in interesting times” dell’intera Biennale.

Padiglione Belgio – I 3 migliori Padiglioni della Biennale di Venezia 2019

Per visitare il mio terzo padiglione preferito bisogna spostarsi e raggiungere la sede dei Giardini. Qui oltre lo spazio centrale ad ogni nazione è dedicato un vero e proprio edificio. Uno dei primi è quello del Belgio, che per me è stata una scoperta.

Uno spazio completamente bianco, fatto di celle come in una prigione e vissuto da automi. Il titolo della mostra dei due artisti Jos de Gruyter & Harald ThysMondo Cane” è un indizio ma lo strumento fondamentale è il libretto che fa da guida. Al suo interno vengono infatti raccontate le storie immaginarie di ognuno dei personaggi presenti.

La zona centrale è abitata da automi sereni, che svolgono le proprie attività con dedizione. Ci sono l’artista, il panettiere, l’arrotino, il prete del paese e la signora anziana. Ognuno di loro porta avanti il suo lavoro a ritmo e interagisce con gli altri attraverso dei movimenti e dei suoni. Ma ciò che li caratterizza tutti è un senso di spensieratezza.

Ai margini della sala, invece, all’interno di celle con barriere ci sono gli emarginati. Altri automi anche loro ognuno con una sua storia da raccontare. Il moschettiere senza denaro che dopo la pubblicazione senza successo a 16 anni del suo diario personale e una delusione d’amore si ritrova a dover interpretare il ruolo della statua vivente per sopravvivere. Oppure il ventriloquo che si racconta sia centenario e viva da sempre col suo pupazzo narrando storie del terrore realmente accadute.
E infine, fra tutti il personaggio donna che si trova da solo dietro le sbarre e incombe sulla sala è la Donna-topo. Si annuncia con il battere a terra del suo bastone e i pochi che sono riusciti a sopravvivere a un incontro con lei raccontano che alla sua vista il battito si fermi e la fine sia arrivata.

Per me questo padiglione nazionale è un viaggio infinito nella società. Sono rimasta in silenzio a leggere tutte le storie, ascoltare i movimenti e i suoni di ognuno di questi automi come se fossi al centro della piazza di un paese. Storie immaginarie ma che ci fanno riflettere su come ognuno di noi sia un essere unico che interagisce a suo modo con la comunità e come tutti abbiamo delle storie da raccontare.

Spero che il racconto di questi tre padiglioni della Biennale 2019 vi abbia fatto venire voglia di visitarla tanto quanto ha fatto venire voglia a me di tornarci subito!

Link utili:

» Sito ufficiale de La 58* Biennale di Venezia 2019: https://www.labiennale.org/it/arte/2019
»Info biglietti: https://www.labiennale.org/it/arte/2019/informazioni#tickets
» Info orari e sedi: https://www.labiennale.org/it/arte/2019/informazioni

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