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Come ha reagito l’arte alle pandemie? Dalla Peste Nera del ‘300 alla peste di Londra del ‘600, le pandemie hanno fatto parte della vita di moltissimi esseri umani per secoli e nel frattempo gli artisti hanno creato i loro grandi capolavori. Oggi scopriamo insieme le opere d’arte che hanno raccontato di queste malattie nella storia ma anche quelle che in questi giorni stanno raccontando la nostra vita quotidiana. 

Banksy e la sua opera sul Coronavirus

Sono rimasta molto colpita un paio di giorni fa da uno degli ultimi post su Instagram di Banksy dal titolo in inglese Mia moglie odia quando lavoro da casa. Infatti, siamo tutti bloccati qui ma lui da street artist non potendo andare in giro per le strade inglesi a causa del lockdown si è dato da fare dal bagno di casa sua. 

Dieci topolini si divertono a distruggere la stanza, saltando dal filo della doccia allo specchio, schizzando ovunque il dentifricio e facendoci sentire per un attimo come loro dei piccoli topi in trappola. 

Ma i riferimenti al passato in quest’opera non mancano neanche. Banksy infatti rappresenta uno degli animali simbolo di tutte le pesti della storia, che si racconta sia lo stesso che ha aiutato in passato il loro diffondersi ma anche gli studi sulle cure. 

Banksy si diverte così a inserire uno dei personaggi preferiti delle sue opere e a rappresentare la nostra realtà quotidiana, come in The Gross Domestic Product, ma questa volta ai tempi dell’epidemia.

Come ha reagito l’arte alle pandemie? L’arte e la Peste Nera del ‘300

In effetti, interi libri sono stati scritti da diversi storici su come la peste abbia influenzato gli artisti europei dal Trecento in poi e la realtà è che alcuni di loro sono addirittura morti a causa delle pesti, come Tiziano o Schiele. Il problema quindi è di oggi come di 500 anni fa. 

Il Trionfo della Morte di Palazzo Abatellis

Ad esempio, il Rinascimento era appena iniziato quando, nel frattempo nel 1347 in Italia, cominciavano i primi casi di Peste Nera. Come gli artisti hanno reagito alle pandemie? Ecco, la peste è stata rappresentata per due secoli in moltissime opere. Una di queste l’avrò vista da bambina mille volte, grazie ai giri a Palazzo Abatellis a Palermo con mia madre. Mi riferisco al Trionfo della Morte. Un immenso affresco realizzato intorno alla metà del 1400 in cui protagonista è la morte. La morte, in forma di scheletro, infatti cavalca armata al centro dell’opera. Sotto di lei la società medievale viene attaccata e molti nobili vengono uccisi perchè in questi casi non si salvava nessuno. 

Il Trionfo della morte di Bruegel il Vecchio

La morte nera fu più che un’esplosione solo medievale. Per i successivi 300 anni, la peste divenne una parte regolare della vita in tutta Europa. Scoppi terribili periodicamente devastano intere città. E un altro Trionfo della Morte che è rimasto nella storia proprio per aver trasmesso questa idea è quello del 1562 di Bruegel il Vecchio. Qui davvero tutti sono colpiti in maniera indiscriminata. Fa impressione persino oggi. Non solo un esercito di scheletri infatti sta colpendo la città ma anche il paesaggio è spoglio e gli alberi purtroppo morti. 

Gli artisti e il Coronavirus. Sara Shakeel

A quei tempi però bisogna dirlo non si poteva trovare una cura come oggi e la tecnologia sotto ogni aspetto era meno avanzata. La differenza oggi quindi è che si può trovare il giusto modo per evitare di essere colpiti. E una degli artisti contemporanei che ci racconta in maniera più positiva come fare è Sara Shakeel.

Un’artista che porta lo scintillio dei diamanti in ogni sua opera e che ci incoraggia a pensare che tutto passerà. Nelle sue ultime opere le nostre mani luccicano mentre le laviamo, oppure i corpi dei medici che stanno lavorando ininterrottamente luccicano per ringraziarli del loro impegno costante. Un bel modo per poter rimanere positivi in questo periodo. 

Come ha reagito l’arte alle pandemie? L’arte e la peste del ‘600

Positività però che, giustamente, non era a dire il vero molto diffusa nelle opere del passato. Come ad esempio in Fragilità umana di Salvator Rosa in pieno Barocco. Si racconta infatti che almeno metà della popolazione dell’intera città di Napoli sia morta durante la peste del ‘600 e fra questi molti bambini. Fra cui lo stesso figlio del pittore, che in quest’opera sta firmando un accordo con la morte rappresentata come un scheletro. Un gesto simbolico che racconta di una storia terribile.

E in pieno ‘600 Salvator Rosa non è l’unico a perdere un caro a causa della peste. Un altro grande artista sarà Rembrandt. Hendrickje Stoffels, la donna che lo aveva aiutato a vendere le sue opere ed era diventata la sua amante e madre della figlia, verrà colpita anche lei dalla malattia.  

Opere d’arte legate al Coronavirus. Sammy Slabbinck

Paradossalmente, però, uno dei nostri problemi di oggi, un po’ lontano dal mondo rappresentato in pieno Seicento è quello di rimanere a casa tranquilli. E alcuni artisti in queste ultime settimane ce lo hanno fatto notare. Sammy Slabbinck, un artista contemporaneo belga, ci ha invitati in uno dei suoi ultimi collage vintage a non perdere la testa mentre siamo chiusi in casa. Una donna al centro di un soggiorno un po’ anni ‘50 circondata da elettrodomestici, riviste e televisioni si annoia e così la testa le scoppia. 

L’arte contemporanea ai tempi del Coronavirus. TVBOY

L’invito a rimanere a casa è arrivato anche da un altro artista contemporaneo. Lo street artist TVBOY che in una delle sue ultime opere fa intervenire lo zio Sam americano ovviamente con una mascherina che ci obbliga in inglese a Stare a casa

Dei modi simili però per evitare il diffondersi dei contagi venivano ovviamente attuati anche in passato. Ad esempio, ho da poco scoperto che la stessa parola quarantena sembra essere nata in pieno ‘300 durante la peste a Venezia. Qui infatti le navi straniere dovevano rimanere per 40 giorni nel porto in isolamento. 

Tornando alle opere di TV Boy, questa non è l’unica comparsa in queste settimane. In un’altra vengono infatti ringraziati i medici e gli infermieri che sono i veri protagonisti della lotta e vengono rappresentati come degli angeli alati. 

Come ha reagito l’arte alle pandemie? Caravaggio, Poussin e la peste del ‘600

Angeli che a me hanno ricordato un’altra delle grandi opere del ‘600 italiano: Le Sette opere di Misericordia di Caravaggio. Poiché uno dei problemi di sempre in questi periodi oggi come nel passato è sempre stato quello di poter seppellire i propri morti. Appunto, una delle sette opere di misericordia della religione cristiana. Ma la peste del ‘600 non è stata uno spunto soltanto per Caravaggio in opere religiose, ma anche per un altro grande artista del ‘600, questa volta francese, Nicolas Poussin. Nella sua opera Peste di Azoth descrive un passaggio dell’Antico Testamento grazie alla sua esperienza diretta con la peste.

Egon Schiele e l’influenza spagnola del ‘900

E in passato, purtroppo, tra i morti a causa di questa malattia o dell’influenza, ci sono anche alcuni grandi artisti. Uno di questi è Egon Schiele che in una delle sue opere più famose La Famiglia del 1918 ha rappresentato se stesso insieme alla moglie e al figlio mai nato. Schiele non ha mai terminato l’opera. Questo perché come racconta lui stesso alla madre in una delle sue ultime lettere, la moglie Edith aveva contratto al sesto mese di gravidanza l’Influenza spagnola. Malattia che la farà morire dopo poche settimane e solo tre giorni prima di Schiele stesso. 

Edvard Munch sopravvissuto alla spagnola nel ‘900

Ma anche nella storia dell’arte del ‘900 ci sono storie positive di grandi artisti che hanno contratto l’influenza spagnola e sono sopravvissuti. Uno di questi è Edvard Munch. Nel 1919 si rappresenta addirittura in un suo Autoritratto dopo l’influenza spagnola. Qui è ancora in vestaglia al centro della scena, con un colorito verde che non promette bene, ma in realtà vivrà e dipingerà ancora per altri 25 anni. 

Street Art a Los Angeles e il Coronavirus

E per poter sopravvivere la scelta in queste settimane di molti Paesi in tutto il mondo è stata quella di chiudere i propri confini e invitarci a rimanere a casa, seduti in poltrona come Munch. Questo invito non è stato fin da subito accolto da tutti, ma con il tempo ci stiamo abituando. E alcuni artisti ci hanno aiutato a capire meglio il messaggio.

Ad esempio, Corie Mattie, una street artist di Los Angeles ci invita a cancellare i nostri impegni e non l’intera umanità in una serie di opere che si sta diffondendo come un vero progetto fra le strade della sua città.

E la Mattie non è l’unica street artist di Los Angeles a rispondere ad un vero e proprio impegno sociale. Molti sono infatti gli street artist che hanno deciso di lanciare il proprio messaggio di gratitudine, solidarietà o ironia sulle nostre corse alla carta igienica, ad esempio. 

Come ha reagito l’arte alle pandemie? Conclusioni

Le opere legate alle pandemie nel corso della storia dell’arte sono state moltissime e molti sono stati gli artisti colpiti in prima persona o che hanno voluto raccontare cosa accadeva intorno a loro. Ma ciò che più mi ha colpito è come ognuno lo abbia fatto e lo stia facendo ancora oggi a proprio modo e secondo lo stile del periodo. 

Ho parlato di questo e altri temi legati all’arte, i viaggi e il mercato sul mio canale YouTube e su Instagram. Passa a trovarmi e clicca qui se vuoi scoprirne di più.

Grazie e alla prossima!

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