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Jackson Pollock Autumn Rhythm. La pittura d’azione, l’impegno fisico e la lotta emotiva hanno fatto di Jackson Pollock uno degli artisti americani più interessanti del ‘900. Scegliendo di abbandonare il cavalletto e dipingendo direttamente sulla tela stesa sul pavimento Pollock con i suoi dripping ha rivoluzionato il concetto stesso di opera d’arte. Io sono Clelia e oggi scopriamo Ritmo di Autunno (Numero 30) di Jackson Pollock del 1950.

L’automatismo di Pollock

Ritmo d’autunno è uno dei dripping più famosi di Pollock non solo per le sue dimensioni gigantesche ma soprattutto per l’energia irrequieta che ti attira come un magnete nella sua rete di turbinii e schizzi. Questo lavoro come molti altri si basa sul concetto di automatismo già famoso con i surrealisti. In pratica l’artista consente al suo subconscio di guidare la sua mano e i suoi movimenti. Pollock infatti non programma nè questa nè le altre sue opere. Non inizia il dipinto pensando già ad un’immagine finita ma permette che si sviluppi mentre lavora. 

Nel 1939, mentre è in cura per l’alcolismo, Pollock inizia a portare i suoi disegni alle sessioni di terapia, esplorando possibili interpretazioni con il suo analista. Come artista è interessato all’idea che gli impulsi creativi provengano direttamente dall’inconscio. Ed è anche incuriosito dall’automatismo surrealista, che sostiene l’abbandono del controllo cosciente al fine di creare immagini casuali. Cosi’ nel 1946, inizia a concentrarsi esclusivamente sull’atto di realizzare un dipinto piuttosto che preoccuparsi del suo contenuto figurativo o simbolico. Questo diventa il punto di svolta nella sua carriera e gli permette di creare il suo stile unico e personale.

Il movimento nell’opera

La caratteristica principale di quest’opera è il movimento. Il groviglio di linee, schizzi e punti sembra quasi esplosivo. I movimenti energici e simili alla danza di Pollock sono infatti stati tradotti in movimenti di segni casuali nell’opera. 

Dal punto di vista tecnico Pollock realizza i suoi dipinti a goccia chiamati in inglese dripping in un fienile nella sua casa negli East Hampton, a Long Island. Il suo metodo è famoso come action painting. E funziona così. L’artista srotola una grande tela sul pavimento del suo studio in modo da poterci camminarci attorno e si allunga per poter versare o gettare il colore dove vuole. Alcune volte perfino calpesta la tela quando lo ritiene necessario. E i suoi strumenti di pittura variano da pennelli larghi a bastoncini fino addirittura ai coltelli a volte. 

Per questa ragione non esiste un punto focale nella composizione e il centro del dipinto non è più o meno importante dei bordi. Inoltre poi nel caso di opere di enormi dimensioni come Ritmo d’autunno l’influenza nei colori dei paesaggi epici del west dove Pollock è cresciuto sono palesi. 

Jackson Pollock Autumn Rhythm. I colori

In tema di colori inoltre Pollock preferisce usare gli acrilici al posto ad esempio del classico olio su tela. è una scelta molto diffusa nel pieno del ‘900 sia in America che in Europa e rimane anche oggi una delle preferite di molti artisti perché oggettivamente il colore acrilico è più fluido. Pollock in questo dipinto usa solo quattro colori. Comincia lanciando uno strato di vernice nera diluita sulla tela con un pennello tozzo. La tela non è preparata, quindi la vernice affonda e viene catturata dal tessuto. Così la trama della tela rimane visibile. Poi prosegue con una intricata rete di linee bianche, marroni e di blu-grigi. Quasi  incastra queste linee fra quelle linee nere e riesce a bilanciare l’intera struttura dell’opera alla perfezione. 

Questa energica forma di action painting e l’assorbimento totale mentale di Pollock nel processo creativo lo hanno reso sicuramente famoso ma gli hanno soprattutto permesso di creare linee e archi nella composizione di quest’opera davvero potenti. 

Jackson Pollock. La sua storia personale

E probabilmente Pollock non sarebbe arrivato a sviluppare questa tecnica rivoluzionaria se non avesse vissuto dal punto di vista personale una vita fatta cosi tanto di alti e bassi. Facciamo un passo indietro e scopriamola insieme. Jackson Pollock nasce a Cody, nel Wyoming e trascorre tutta la sua infanzia in Arizona. 

Nel 1930 si trasferisce a New York dove prende lezioni di pittura con l’artista Thomas Benton. Mentre dipinge alcune opere abbastanza figurative compresi paesaggi, lavora anche nella divisione murales del Federal Arts Project, parte di un programma nazionale di finanziamento istituito durante la depressione americana. 

Ha un solo grande difetto, non riesce a smettere di bere. Lotta tutta la vita contro l’alcolismo, andando anche per certi periodi da un terapista. Dal punto di vista artistico però è un genio molto fortunato, perché viene aiutato nella promozione dei suoi lavori da un’altra grande artista che poi diventerà sua moglie Lee Krasner. Anche grazie a lei che gli fa da agente, i suoi dipinti cominciano ad essere esposti nella galleria Art of this Century di Peggy Guggenheim e con alti e bassi diventa sempre più famoso. Il problema è che non  tutti capisco le sue opere astratte e in effetti fino a quando non si trasferisce a Long Island non realizza neanche molti dripping. Li però può creare opere astratte di grandi dimensioni dando spazio al movimento all’espressione personale. Purtroppo però la lotta con l’alcolismo continua e  nel 1956, depresso e alcolizzato Pollock muore in un incidente d’auto.

Jackson Pollock Autumn Rhythm e il suo stile innovativo

Il suo stile innovativo rimane nella storia. Probabilmente perché è originale ma al tempo stesso perché ha attinto da una vasta gamma di influenze diverse, da Picasso al Surrealismo fino agli artisti del movimento murale messicano, come Orozco e Siqueiros. Ma anche alle teorie dell’inconscio e alle opere d’arte dei nativi americani. E in effetti, i suoi insoliti metodi di lavoro vengono spesso descritti come ritualistici. E questo dipinto è stato realizzato al culmine della carriera di Pollock, durante un periodo relativamente stabile nella sua turbolenta vita personale. Il suo stile libero, fluido, i toni delicati e la complessa struttura a rete mostrano la sua padronanza del colore e le influenze di diverse culture nella sua forma più espressiva. 

Se sei arrivato fin qui benvenuto nel #arteclub per tutti gli appassionati d’arte che hanno voglia di scoprire qualcosa in più sull’opera o l’artista del giorno.

Jackson Pollock Autumn Rhythm. Il titolo dell’opera

Pollock dà al dipinto il titolo Numero 30, e con questo titolo il lavoro viene esposto per ben due volte: alla Betty Parsons Gallery nel 1951 e al Museum of Modern Art nel 1952. Dal 1947 al 1952, Pollock infatti intitola le sue opere con numeri piuttosto che titoli veri e propri per non distrarre gli spettatori con significati suggeriti. I titoli numerati non sembrano però corrispondere alla sequenza con cui le opere sono realizzate. 

Ma tornando al titolo originale di Ritmo d’autunno questa versione compare in una mostra nel 1955, senza più alcun riferimento al numero 30. Non si sa esattamente cosa sia successo e soprattutto chi abbia voluto il cambio di titolo. Quello che si sa pero è che in questo periodo Pollock discute della sua arte e quindi anche nello specifico dei titoli delle sue opere con l’amico critico Greenberg. E probabilmente è la stessa persona che ha gli suggerito di utilizzare i numeri al posto di veri e propri titoli.

Nel 1957, il Metropolitan Museum of Art acquista il dipinto dalla tenuta di Pollock per $20.000. E il curatore del museo che supervisiona la trattativa decide di esporlo con il titolo che in teoria Pollock avrebbe preferito, Ritmo d’autunno.  Da allora però il lavoro è stato generalmente esposto con un doppio titolo per evitare fraintendimenti:  Ritmo d’Autunno (Numero 30).

E se questo post in cui abbiamo scoperto qualcosa in più su uno dei capolavori di Pollock e sul dripping, ti è piaciuto dai un’occhiata al mio canale Youtube. Lì ti consiglio il mio video sui 10 film sugli artisti in cui parlo anche di quello su Pollock. Oppure agli altri della serie sui capolavori dell’arte.

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