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La storia dei Museum Shops quando inizia? Cosa ci spinge a fermarci cinque minuti in più alla fine di un giro in museo o dopo una mostra nello shop? Come mai quegli oggetti a tema arte ci ispirano così tanto? Forse vogliamo comprare il catalogo e approfondire alcuni dei racconti e pensieri della mostra. O forse vogliamo portare con noi nel tempo il ricordo di quell’esperienza. Oppure semplicemente siamo nel negozio perfetto per un amante dell’arte, dove tutti gli oggetti sono stati scelti ad hoc per noi. E dove ci sentiamo a nostro agio circondati da cose che ci attirano e stimolano la nostra curiosità. Io sono Clelia e ti racconto come nascono gli Shop dei Musei e chi li cura. 

La mia esperienza in giro per l’Europa

Una delle mie passioni più grandi fin da bambina è sempre stata quella di viaggiare. E le mete dei miei viaggi sono sempre state per lo più città d’arte. Se devo scegliere preferisco i viaggi on the road. Questi mi permettono di spostarmi da una città all’altra vedendo cosa accade intorno a me. Facevo così con i miei e ho continuato anche da adulta. 

In un video sul canale YouTube vi ho raccontato di uno dei viaggi più belli che io abbia mai fatto di questo genere. Un interflix in giro per l’Europa per quasi due mesi. Da Londra fino a Dubrovnik passando per Parigi, Monaco, Praga, Budapest, la Biennale di Venezia, Barcellona, Berlino, Amsterdam e poi di nuovo Londra. Un viaggio organizzato in meno di una settimana, in cui non sapevo ancora cosa mi apettasse. Notti sui bus, cene con pizza in ostello ma soprattutto tantissima arte e molti musei. 

I ricordi dei miei viaggi

In questo genere di viaggi però non conviene mai portare troppe cose con sè, nè comprarne ovviamente. Quindi ho cominciato a chiedermi durante il viaggio come potessi oltre che attraverso i video e le fotografie raccogliere i miei ricordi. E ho iniziato così a comprare per ogni museo una cartolina. Una cartolina dell’opera che mi aveva colpita di più o che per me e il mio fidanzato era stata una scoperta. E oggi mi ritrovo a ricordare che il primo ritratto del periodo blu di Picasso che abbia mai visto è il ritratto di Madame Soler a Monaco. 

I museum shops come parte del giro in museo per me

Questo per dirvi che per me i giri negli shop dei musei sono parte della visita del museo stesso. E si integrano nella mia esperienza di quel luogo. E non sono l’unica a pensarla così perchè degli studi sui musei inglesi e americani hanno dimostrato che molti di noi, sono curiosi di vedere questi oggetti scelti per noi negli shop. Ma da dove è nata questa idea? Vi racconterò magari presto, se siete curiosi di saperlo la storia dei musei e della museologia in generale.

Ma per capirne un po’ di più oggi vi basterà sapere questo. Circa cent’anni dopo che i primi musei in Europa come il Louvre o il British Museum avevano aperto comincia a diffondersi anche una nuova tendenza. Siamo alla fine del’800 e i visitatori di questi musei cominciano occasionalmente a trovare alla fine del loro giro delle riproduzioni delle opere esposte. Ovviamente a costi non eccessivi ma molto meno accessibili degli attuali costi della loro evoluzione: le nostre cartoline. 

La storia dei museum shops – Le origini

Secondo un articolo che ho letto un paio di anni fa su una rivista online inglese addirittura alcuni esempi di veri e propri negozi nei musei americani nascono all’Inizio dell’800. Vi racconto di questo episodio perchè è davvero interessante. A Philadelphia nel 1802 in un piccolo museo dedicato a un ritrattista alla fine del percorso un altro artista si mette d’accordo con l’istituzione e comincia a vendere ritratti dei visitatori. Si scopre così che quasi l’80% dei visitatori li acquista come ricordo del proprio giro.  

Poco dopo sempre in America cominciano a nascere i primi creatori di questi oggetti e le prime iniziative di marketing. Un’altra che è entrata nella storia è quella del 1870 del Met di New York. Il museo da poco fondato per una delle sue prime mostre acquisisce una serie di dipinti antichi da esporre nelle proprie sale. E per rendere l’arte più vicina a tutti chiede ad un artista del periodo di creare delle stampe in serie di dieci di queste opere da esporre insieme agli originali per la vendita ai visitatori. Il concetto è semplice e anche abbastanza chiaro: puoi portare a casa con te ciò che vedi esposto e valorizzato qui nel museo. E nasce così l’idea di mettere a disposizione del visitatore un pezzo di museo ad un prezzo conveniente che da una parte fa da ricordo e dall’altra permette a tutti di essere dei piccoli collezionisti. 

Storia dei museum shops – L’evoluzione negli anni ’80

Con il tempo agli inizi del Novecento questo genere di iniziative cominciano a diffondersi sempre di più e la scatola con le riproduzioni all’uscita dei musei a volte diventa un vero e proprio piccolo shop. Non sarà però fino a cento anni dopo quindi ai nostri anni ‘80 che si svilupperà il concetto di Museum Shops così come lo conosciamo oggi. Tanto che addirittura negli anni ‘50 nasce l’Associazione dei Museum Shops, un’organizzazione no profit nata in America proprio per supportare e valorizzare questi luoghi. 

Museum shops – Il problema dell’immagine

Il problema infatti più forte che un museo si trova ad affrontare nell’avere al suo interno un negozio è quello dell’immagine. Parliamoci chiaramente i musei fuori dall’Italia sono molto meno bigotti e si fanno molti meno problemi. Il problema è che secondo alcuni c’è questa idea che l’arte sia esclusiva e che non debba essere di tutti. E soprattutto che non debba esserlo attraverso le riproduzioni o l’oggettistica perché sempre secondo queste persone ne svilisce il valore culturale. Grazie al cielo ci stiamo allontanando anche grazie ai social e alla diffusione dell’informazione da questa idea di esclusività dell’arte. 

Il concetto invece secondo me è semplice, questi oggetti se di qualità dal punto di vista dei materiali, del design e della curatela sono oggetti non solo belli ma anche dal valore culturale. Un gioco da tavolo che ci fa scoprire qualcosa in più sul mondo dell’arte, una agenda che ci permette a lavoro o in università di portare con noi la nostra opera preferita non ferisce nessuno, non svilisce nulla anzi aggiunge contenuto culturale. Oltre al fatto che spesso i Museum Shops sono anche delle piccole librerie tematiche in cui possiamo trovare libri a tema arte, design, o moda che altrove o online sarebbe difficile reperire.

Storia dei museum shops – Chi sceglie i prodotti?

Ma la curiosità che forse è venuta a molti di noi è: chi sceglie questi oggetti per noi nei museum shops e soprattutto da dove nascono? I grandi musei al mondo hanno dei veri e propri dipartimenti che si occupano dell’acquisto di ogni categoria di oggetti legati alla collezione o agli artisti in mostra. 

Museum Procurement Team

Si tratta onestamente per lo più di piccoli team di due o tre persone che fanno ricerca di oggetti e li acquistano. In inglese ci si riferisce a loro come Museum Buyer o Museum Procurement Team. Questi professionisti oltre ad essere specializzati in libri d’arte o oggettistica varia, a volte si ritrovano per il museo a fare accordi con grandi aziende per avere dei prodotti personalizzati. L’esempio secondo me più forte in questo è il Victoria and Albert Museum a Londra.

Il museo infatti non solo ha fatto creare da artigiani, aziende locali e grandi aziende dei prodotti legati alla loro collezione, ma si è anche fatto furbo e ha cominciato a venderli online e ad altri musei. Questi possono essere semplici oggetti di poco valore come la mia spilletta azzurra con il loro logo che ho preso come ricordo oppure veri e propri capi di abbigliamento come la maglietta realizzata in esclusiva con le foto di Leo Matiz per la mostra su Frida Kahlo. 

Museum Visitor Experience Team

Oltre a questo team che si occupa di comprare o far realizzare gli oggetti ci sono poi ovviamente le persone che si trovano all’interno del negozio. Loro si occupano sia del rapporto con i visitatori che dell’inventario, la cassa e tutti i compiti relativi ad una qualsiasi attività commerciale. Nella mia esperienza al Birmingham Museum i colleghi che si occupavano dello Shop erano nel mio stesso dipartimento che si chiama Visitor Experience. Però se se siete curiosi e volete vedere come funziona questo mondo e quali sono i modi per poter entrare in questo settore allora date un’occhiata online per le professioni che vi ho indicato prima. 

E se questo mio post in cui ho raccontato qualche curiosità su come nascono i Museum shops e soprattutto chi sceglie gli oggetti che tanto ci attirano ti è piaciuto dai un’occhiata al mio canale YouTube. Ti consiglio inoltre di dare un’occhiata al mio post sui regali per amanti dell’arte o i 6 libri scritti da artisti

Grazie e alla prossima! 

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