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La natura morta nella storia dell’arte? È abbastanza facile ignorare i dipinti di nature morte quando si attraversano le sale di un museo o di una galleria d’arte. Rispetto a una tempesta di Turner o a un ritratto di Bacon o un’installazione di arte contemporanea per alcuni di noi non ha senso fermarsi davanti una serie di bottiglie di Morandi. Molti dipinti di nature morte sembrano infatti o non abbastanza realistici o al contrario quasi troppo reali e un po’ noiosi per cui meglio guardare una fotografia!  Ma c’è molto di più in questo, ovviamente. Io sono Clelia e oggi riscopriamo l’importanza del tema della natura morta nella storia dell’arte. 

La natura morta nella storia dell’arte – L’importanza

Sfatiamo subito il mito e capiamo insieme perché le nature morte sono sempre state un tema ricorrente e perchè sono così interessanti anche per molti artisti contemporanei oggi. Le cose che possediamo – i vestiti che indossiamo, gli oggetti sulle nostre scrivanie o sui nostri mobili raccontano la nostra storia. Raccontano chi siamo, cosa ci piace e alcune volte anche da dove veniamo. Gli artisti quindi che realizzano nature morte creano dei mondi che sono anche un ritratto della una società o di un singolo. E lo fanno inserendo nelle loro composizioni indizi sulla loro vita e su quella di tutti noi. 

La natura morta nell’arte – I soggetti

Nella storia dell’arte a volte però questi mondi immaginari raccontati attraverso la natura morta sono stati creati grazie a delle illusioni.  Mi spiego meglio! I soggetti più ricorrenti  nelle nature morte sono sempre stati fiori e frutta. Moltissime opere dal 500-600 in poi ci mostrano ad esempio lo stesso frutto in diverse fasi della sua vita oppure ci mostrano all’interno della stessa opera diversi fiori di stagioni differenti.

I fiori e i frutti in arte nelle nature morte

Questo avviene per due ordini di motivi. Da una parte ci sono artisti infatti che si sa impiegavano a volte anche un intero anno per poter realizzare una natura morta abbastanza ricca di tutti gli elementi che desideravano. E li prendevano anche di stagioni diverse, per creare una vera e propria collezione impossibile. Dall’altra invece si sa che in pieno 600 questo tema è così diffuso che molti artisti data la richiesta sul mercato di nature morte accelerano la produzione utilizzando schizzi e disegni di repertorio e quindi inserendo elementi di momenti differenti dell’anno. 

La natura morta nell’arte – L’arte moderna

Ma che siano nature morte realizzate in pieno Seicento o tre giorni fa anche se a volte per certi versi possono sembrare noiose in realtà ci stanno raccontando molto, basterà osservare da vicino. In piena arte moderna, ogni oggetto all’interno di una natura morta aveva un suo significato specifico. L’uva è un segno di fertilità o, come fonte del vino, un simbolo del sangue di Cristo. Le pesche indicano la fertilità, mentre i limoni la fedeltà. I fichi e le mele, secondo una tradizione cristiana suggeriscono uno la tentazione e l’altro la modestia. Detto questo però a volte una noce è davvero una noce, e non c’è simbolismo oltre al desiderio del pittore di mostrare le sue abilità nel rappresentarla.

Il tema della morte nelle natura morte dell’arte

Esiste poi una particolare tipologia di natura morta, chiamata Vanitas molto diffusa tra 500 e 600 e che ci racconta di una delle più grandi paura dell’uomo: la morte. I soggetti di queste nature morte sono infatti spesso oggetti fragili, come vetri ad esempio. Vi racconto di un’opera in particolare che ne racchiude molti: la Vanitas di Maria van Oosterwijck un artista olandese. Il suo scopo è proprio raccontare la fragilità della vita quindi inserisce un teschio, una clessidra, alcuni fiori appassiti e una farfalla che è simbolo sia della brevità della vita. Se siete curiosi ci sono però anche altri elementi tipici nelle vanitas e sono una candela, oppure un frutto decomposto anche con insetti e infine a volte uno strumento musicale a corda che ci ricorda come trascorre veloce la nostra vita. 

Natura morte in arte – La Canestra di Caravaggio

Una delle nature morte più famose nella storia dell’arte e che ha degli elementi tipici della Vanitas è di sicuro la Canestra di frutta di Caravaggio. In questo suo cesto di frutta mette insieme mele, uva, fichi, una mela cotogna e delle pesche. Tutta frutta estiva all’interno di un cesto di vimini. È un’immagine secondo alcuni storici dell’arte ricca di significati nascosti ma la cosa più interessante secondo me è che quasi ogni elemento del cesto ha una deformazione o una forma di decomposizione. Per cui ad una prima occhiata sembra quasi perfetto ma osservandolo da vicino si vedono invece le foglie secche o i buchi sulla mela. A Caravaggio e alcuni suoi contemporanei viene comunque spesso attribuito il merito di aver fatto tornare di moda questo genere di pittura. 

La natura morta nella storia dell’arte – Le origini

In realtà le origini della natura morta sono molto più antiche. In un certo senso infatti è tra le più antiche forme di pittura. Il primo dipinto di natura morta conosciuto è creato dagli egiziani nel XV secolo a.C. Si tratta di dipinti funerari di cibo nella tomba di Menna con scene di vita quotidiana molte dettagliate compresi raccolti, pesce e carne che in teoria sarebbero serviti al defunto come rifornimento nell’aldilà.

In un’epoca successiva, anche greci e romani decorano le loro case con dipinti abbastanza realistici di frutta e vino. Ad esempio la Natura morta con ciotola di vetro di frutta e vasi, un dipinto murale del I secolo ritrovata grazie agli scavi di Pompei. 

La natura morta nella storia dell’arte – dal Cristianesimo al ‘700

Con l’ascesa del cristianesimo gli artisti occidentali si allontanano dalla natura morta.  Il ruolo dell’artista infatti in questo periodo è quello di realizzare scene tratte dalla Bibbia.  Se c’è della frutta si tratta della mela di Eva o del melograno come simbolo della Risurrezione di Cristo.  Tra l’altro, la natura morta in pieno Rinascimento è considerata al gradino più basso nella gerarchia dei temi in pittura. Qualcosa però cambia con il protestantesimo. 

I pittori nei paesi protestanti, in particolare gli olandesi, cominciano a rappresentare molti più temi profani, che sacri. E il primato sulla Natura morta va decisamente a loro. Anche se ci sono un paio di eccezioni secondo me stupende e sono le opere di Zurbaran in Spagna in pieno ‘600, il secolo d’oro dell’arte spagnola. E invece nel ‘700 le opere dell’artista Chardin in Francia. 

La natura morta nella storia dell’arte – ‘800 fino ad oggi

In ogni caso ad essere sinceri per quanto si possa diffondere la natura morta rimane una genere meno interessante per molti artisti sicuramente durante tutto l’800. Fin quando non arriva Cezanne che la rivoluziona. Le sue opere infatti giocano sulla prospettiva e la visione da diversi punti di vista. Quello che poi piacerà moltissimo a Braque e Picasso. E a volte Cezanne inserisce anche elementi delle Vanitas come il teschio. 

Van Gogh e la natura morta

Un altro grande artista grazie al quale si rivoluziona questo tema è Van Gogh. Se vi dico natura morta ovviamente penserete subito al suo vaso di girasoli, composto da fiori in diverse fasi della loro vita. Invece la rivoluzione avviene altrove, in due opere di cui vi ho già parlato sul canale in un video dedicato. Le sedie di Van Gogh e di Gauguin. In entrambi i casi infatti Van Gogh ci racconta attraverso degli oggetti non solo le caratteristiche personali dei due pittori, ma anche il loro modo di vedere la vita e l’arte. 

La natura morta nell’arte contemporanea

E proprio per questa capacità di raccontarci la vita e la nostra società, la natura morta anche oggi è un tema abbastanza diffuso nell’arte super contemporanea.  Alcuni esempi sono le opere colorate di Anna Valdez ricche di tutti gli elementi che potremmo ritrovare nelle nostre case: libri, vasi di piante, tappeti.

Oppure gli pseudo fotomontaggi di Daniel Gordon, il quale ricostruisce in casa delle composizioni trovate online, le fotografa e le ricrea digitalmente sovrapponendo il digitale e la fotografia e creando un mix delle due. Poi tornando al tema della vanitas e quasi del macabro ci sono le opere di Arden Surdam. Oppure fantastiche le ricostruzioni in ceramica di cibi e bottiglie asiatiche dell’artista dell’artista Stephanie H. Shih.

Oppure in forma di scultura in tessuto le opere dell’artista brasiliana Maria Nepomuceno, che sembra rappresentare forme della natura ma in realtà ricrea forme del suo stesso corpo. E infine al contrario, molto delicati ma forti a livello di tema perché riprendono il concetto della fragilità umana ci sono i lavori dell’artista inglese Isaac Julien. 

La natura morta nella storia dell’arte – Conclusioni

Questi sono tutti esempi di come nella storia e anche oggi la pittura di nature morte incoraggia a esaminare in profondità le nostre paure, le nostre fragilità e gli oggetti che ci circondano e fanno parte della nostra quotidianità. E secondo me questi sono temi molto meno noiosi quando attraversiamo i musei e le gallerie di tanti altri generi della storia dell’arte. 

E se questo post ti è piaciuto dai un’occhiata al mio canale YouTube per non perdere i prossimi video legati ad arte, viaggi e mercato. Inoltre ti consiglio di dare un’occhiata al mio post sulla sedia di Van Gogh e a quello su 9 motivi per cui studiare storia dell’arte

Grazie e alla prossima! 

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