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Diversi movimenti artistici in Italia nel corso dei secoli hanno fatto del nostro Paese la patria dell’arte attraverso temi classici, religiosi e filosofici. E poi c’è stato il Futurismo, un movimento artistico e sociale che ha negato il passato e glorificato i temi del futuro attraverso l’ammirazione per tutte le cose nuove.

Io sono Clelia e oggi scopriamo iniseme il futurismo italiano in arte e il suo rapporto con la guerra e il fascimo. 

Il futurismo è l’unico movimento artistico d’avanguardia dell’inizio Novecento che si concentra in Italia e non a Parigi. Dal 1909 al 1916, i futuristi, come si definisicono loro stessi, producono un’arte fatta per superare la tradizione e abbracciano il nuovo mondo della tecnologia moderna. 

Il movimento viene fondato nel 1909 dallo scrittore Marinetti, il quale pubblica un manifesto che esalta le macchine, il movimento, la potenza e la velocità. All’epoca non esiste nessuna opera d’arte futurista, le idee sono tutte teoriche. 

Questa appassionata dichiarazione identifica i futuristi come coloro che ammirano la giovinezza e la violenza,, l’auto, l’aeroplano e la città industriale. In sostanza tutte cose che mostrano la tecnologia che domina sulla natura. I futuristi sono anche attivi nazionalisti che esaltano l’originalità, ripudiano l’arte precedente e glorificano la scienza.

Riufiuto del passato

Uno dei temi fondamentali delle loro teorie diventa quindi il rifiuto del passato. Respingere l’eredità artistica italiana e celebrarsi come rivoluzionari. Tra l’altro in questo periodo l’Italia sta attraversando una vera crisi culturale e molti intellettuali sentono l’esigenza di liberarsi della tradizione e andare verso la modernità. I futuristi perö si spingono un po’ oltre: loro vogliono bruciare le accademie e i musei, e pensano che la guerra possa portare un cambiamento. 

Glorificazione della violenza nei manifesti Futuristi

Quando Marinetti pubblica il suo primo manifesto sul quotidiano italiano La Gazzetta dell’Emilia e un mese dopo su Le Figaro di Parigi, le idee ispirano altri scrittori, artisti e architetti ma anche designer e compositori. Tutti sono convinti che l’era delle macchine migliorerà la loro vita.

Cosî non passa neanche un anno che nel 1910 un gruppo di artisti pubblica il secondo manifesto che questa volta riguarda soltanto l’arte: il Manifesto dei pittori futuristi. Viene firmato da Boccioni, Severini, Balla, Russolo e Carrà. È ancora più specifico rispetto al manifesto di Marinetti e chiede a tutti gli artisti italiani di smettere di esaltare il passato e di concentrarsi invece sul futuro che li aspetta. Crticano quindi la pittura classica ed elogiano invece la tecnologia moderna.

Un mese dopo, non contenti, pubblicano anche il Manifesto tecnico della pittura futurista, incoraggiando gli artisti a trovare modi per rappresentare il dinamismo e il movimento nella loro arte. E non si fermano qui: tra il 1909 e il 1916 pubblicano più di cinquanta manifesti futuristi, ognuno dei quali fornisce informazioni sulle convinzioni degli artisti e le linee guida su come pensare e lavorare verso il nuovo stile artistico. 

Oltre alla tecnologia moderna e alla industrializzazione, i futuristi si ispirano all’espressionismo, al post-impressionismo e al cubismo. E vengono anche attirati dalla musica di Stravinsky. Tutte le macchine e le nuove tecnologie e perfino la guerra sembrano per loro emozionanti e degne di essere raccontate attraverso la pittura. 

Gli effetti della guerra e il rapporto con il fascismo

Ma quale è il loro vero rapporto con la guerra? In un primo momento presi da questo slancio la vedono come l’unica possibilità di migliorare il mondo. E attraverso le loro dichiarazioni si spingono anche a glorificare la violenza, fin quando non affrontano gli orrori di una guerra mondiale in prima persona.  Molti futuristi si arruolano per combattere, e la guerra segna sostanzialmente la fine del movimento per un certo periodo. 

Poiché questi artisti sono così entusiasti del futuro, sottovalutano l’inutilità della guerra, e il potere devastante della mitragliatrice, che venerano come un oggetto moderno. Nel 1915 però questa ingenuità viene  ribaltata. Boccioni e l’architetto futurista Sant’Elia vengono entrambi uccisi in azione e Russolo viene gravemente ferito. 

C’è anche da considerare che molti futuristi italiani sostengono il fascismo nella speranza di modernizzare un’Italia divisa. Poiché i nazionalisti italiani ammirano la violenza e si oppongono alla democrazia, il futurismo ottiene l’accettazione ufficiale in Italia dopo il trionfo del fascismo nel 1922. Tuttavia, quando Marinetti, fondatore del Partito politico futurista, tenta di fare del futurismo l’arte statale ufficiale dell’Italia fascista, non ha successo. Benito Mussolini, leader dell’Italia fascista, gli nega questi tentativi, affermando che “l’arte appartiene al dominio dell’individuo”.

Per via di queste differenze fra i vari decenni del suo sviluppo sia in ambito storico politico che artistico, Il futurismo è stato classificato in base ai decenni in cui si è evoluto: Dinamismo plastico per gli anni 10 del ‘900,  “Arte meccanica” per gli anni ‘20 e Aerostatica per gli anni ‘30.

E sebbene un gruppo futurista si riformi dopo il 1918, per quello che viene definito il Secondo Futurismo o arte meccanica, gli artisti sono ormai delusi e i loro ideali sono cambiati. Nonostante il suo precedente vigore, il Futurismo è scomparso, anche se la sua importanza si è diffusa in molti Paesi e ha influenzato decine di altri movimenti artistici d’avanguardia del XX secolo, tra cui il Futurismo russo, Art Déco, Vorticismo, Costruttivismo, Dada e perfino il Surrealismo.

Il dinamismo

Ma torniamo ai temi dell’arte. I futuristi hanno un tema rilevante che li unisce tutti: l’interesse vero la dinamicità. Abbiamo detto che abbracciano le nuove tecnologie e celebrano il potere delle macchine. In alcune opere addiriturra ne esaltano cosî tanto il dinamismo da rendere i loro lavori dei veri quadri astratti. 

Dinamismo di un ciclista

Ne è un esempio l’opera Dinamismo di un cicista. Una rappresentazione astratta di un ciclista e di una bicicletta. Una volta identificate la figura e la macchina, è possibile vedere elementi più riconoscibili nel dipinto, come un paesaggio montuoso e il sole che scintilla sul metallo. La velocità è data dalle pennellate interrotte e dai segni brevi e circolari. Tutti questi trucchi vengono usati per rappresentare le ruote e i raggi che girano rapidamente.

Ritmo e sequenza

Il tema del ritmo quindi è fondamentale nelle loro opere. Nel suo manifesto, Marinetti scrive della nascita di una nuova bellezza: la bellezza della velocità E soprattutto velocità e vitalità sono ciò che i futuristi tendono ad esprimere. Per fare questo, dipingono con linee ritmiche e ripetitive e sequenze spezzate o forme sfocate, dimostrando una familiarità con la fotografia e la scoperta dei raggi X. 

Gli oggetti vengono mostrati da diverse angolazioni contemporaneamente, anche se non così attentamente come nel cubismo. Agli inizi, i pittori futuristi usano le tecniche del divisionismo, e cercano di scomporre la luce e il colore in punti e strisce. Severini, esponente di spicco del movimento, per esempio adotta i metodi del cubismo e ispira altri pittori futuristi a seguirne l’esempio. 

I colori complementari sono usati per far apparire i dipinti luminosi e vivaci. Molte opere rappresentano il mondo reale, ma potrebbero essere considerate astratte, poiché la maggior parte degli artisti ritiene che il processo di creazione sia importante quanto l’opera completata e che l’intuizione e le viste multiple siano più importanti di un’attenta pianificazione.

Le scene urbane

Le scene urbane moderne diventano i soggetti preferiti dai pittori. Ad esempio ne La città sale Boccioni ritrae scene di costruzione e lavoro manuale attraverso un grande cavallo rosso impennato al centro mentre gli operai lottano per controllarlo. E Boccioni è a tutti gli effetti uno dei principali artisti del movimento. 

Il rapporto con il cubismo

Nonostante l’adozione del cubismo abbia contribuito a far sviluppare lo stile della pittura futurista, ci sono molte differenze importanti. Mentre i dipinti cubisti sono spesso ritratti silenziosi e statici, i dipinti futuristi contentgono regolarmente del movimento. La strada entra nell casa di Boccioni per esempio è incentrato su una donna al balcone che si affaccia su una strada trafficata. I suoni del traffico sotto di lei vengono rappresentati attraverso forme e colori molto chiassosi.

Il futurismo in scultura

Il futurismo è stato anche mostrato attraverso la scultura come mezzo per tradurre il movimento in tre dimensioni. Forme uniche di continuità nello spazio sempre di Boccioni, è una scultura fusa in bronzo che tenta di creare una relazione tra l’oggetto e il suo ambiente, fattore chiave del dinamismo.

Aeropittura

Un’ultima caratteristica chiave delle opere del periodo futurista a partire dal 1926 è l’aeropittura. La nuova possibilità di volare offre un nuovo soggetto ai futuristi che cominciano a realizzare immagini di aeroplani o di viste dall’alto. 

Gli aeropittori cosî in Italia dventano più di cento, tra cui Depero e Crali, e continuano a produrre aeropittura almeno fino agli anni ’80.

Il futurismo quindi anche se considerato un movimento dibattuto e contraddittorio per certi versi in Italia è stato influente per molti altri movimenti artistici del ventesimo secolo a livello internazionale. 

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Mentre il movimento artistico del Futurismo si è completamente estinto dal 1944, dopo la morte di Marinetti, i suoi ideali rimangono significativi nella moderna cultura occidentale. 

Ad esempio, Ridley Scott ha imitato i disegni di Sant’Elia nel film Blade Runner. L’eredità di Marinetti si trova anche nel transumanesimo, un movimento che cerca di trasformare la condizione umana sviluppando la tecnologia per migliorare le capacità umane.

Un revival del movimento futurista è stato tentato nel 1988 con la presentazione dello stile teatrale neo-futurista a Chicago, concentrandosi sulla velocità e sulla brevità per creare una nuova forma di teatro. Ci sono ancora compagnie neo-futuriste attive a Chicago, New York e Montreal.

Conclusioni

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