É il 1509 e Papa Giulio II commissiona a Raffaello la decorazione di alcune delle stanze del Palazzo Apostolico del Vaticano. Una di queste è la Stanza della Segnatura, camera del consiglio dove vengono firmati e sigillati la maggior parte dei documenti papali.
Riflettendo il contenuto della biblioteca del Papa, in questa stanza, Raffaello mira ad esprimere le idee di entrambi. L’umanesimo e il cristianesimo insieme, tanto che il tema di questo affresco è la celebrazione e la venerazione della saggezza.
In una sala spaziosa in epoca classica, si è riunita una folla di intellettuali del passato. Raffaello parte da secoli di tradizione artistica raffigurando principalmente filosofi dell’antica Grecia e rendendo la filosofia e la ragione più centrali della fede. Poiché la maggior parte di questi uomini sono in realtà vissuti in momenti diversi, Raffaello mostra una comunità ideale di pensatori che possono discutere le loro teorie tra loro in un modo che non sarebbe stato possibile nella realtà.
Al centro della composizione, Platone e Aristotele sono catturati dalla loro stessa conversazione. Platone, un ritratto di Leonardo da Vinci, indica il cielo e tiene il suo libro il Timaeus (c.360 a.C.). Aristotele indica la terra e tiene una copia del suo libro Nicomachean Ethics (c.350 a.C.). I loro libri e gesti indicano il contrasto tra l’idealismo di Platone e il realismo di Aristotele.
La figura dai capelli neri sui gradini – non inclusa nei disegni preliminari di Raffaello – è un ritratto di Michelangelo, e rappresenta Eraclito, il filosofo greco che simbolicamente piange per la follia umana.
Nelle vicinanze, in piedi a destra di Platone in una veste verde, c’è Socrate, che parla con un gruppo di persone, e di fronte a questo gruppo c’è un altro con Pitagora nel mezzo, che scrive in un libro. Appoggiandosi dietro Pitagora in un turbante bianco e una veste verde c’è il filosofo arabo Averroè, responsabile della trasmissione delle filosofie di Platone e Aristotele all’Occidente. Dietro di lui in una veste blu, scrivendo in un altro libro, c’è Epicuro.
Seduto sui gradini di fronte ad Aristotele, mezzo nudo di blu, troviamo Diogene, che ha elogiato l’autosufficienza e ha rifiutato il lusso. In primo piano a destra, un gruppo di cinque figure risolve un problema geometrico. L’uomo calvo è un ritratto dell’architetto del Papa all’epoca, Donato Bramante, e rappresenta o Euclide o Archimede, entrambi importanti antichi Matematici greci. Usa una bussola e scrive sull’ ardesia sul pavimento per spiegare un problema.
Accanto a lui, in una veste d’oro, con in mano un globo e indossando una corona, c’è il geografo greco Tolomeo, che crede che la Terra sia il centro dell’universo. Di fronte a lui, con una barba grigia e con in mano un globo celeste, c’è l’antico profeta persiano Zoroastro. E a destra di questi due c’è lo stesso Raffaello, l’unica figura dell’intero affresco che guarda direttamente fuori dall’immagine.
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