Astrattismo. La nascita della pittura contemporanea
Astrattismo. Origini del termine
Astrattismo. Non è semplicissimo dare una definizione precisa di arte astratta. Ad essere sinceri gli stessi artisti hanno preferito a questa espressione quella di arte non figurativa. Non oggettiva o concreta. Quindi stiamo sereni se ci sembrerà una contraddizione in termini.
Astratto, infatti, significa letteralmente “tratto fuori” e indica un’attitudine a cogliere alcuni elementi, riassumendo l’immagine nei suoi tratti essenziali.
Concreto, invece, nel significato proposto nel 1930, indica la volontà di liberare l’arte. L’obiettivo è quello di creare un mondo di forme pure ed assolute, addirittura più concrete della realtà stessa.
Strano ma vero. Da qui l’espressione che suona contraddittoria, ma che ha avuto grande successo nella storia di astratto – concreto.
Astrattismo. La scoperta dell’arte astratta
Non è facile nemmeno stabilire delle priorità nella scoperta dell’arte astratta. Nel ‘900 l’astrattismo è una delle correnti artistiche più discusse. Questo per via del completo capovolgimento della plurisecolare concezione dell’arte come imitatrice della realtà.
Non è però che il momento conclusivo, di quel lungo processo che, iniziando con il Romanticismo, è andato sempre più negando all’arte il compito di descrivere esattamente ciò che ci circonda.
Maaaa, se l’arte non è rappresentazione del mondo esteriore ma solo di quello intimo, allora bisogna avere il coraggio di andare oltre ciò che è stato fatto. Il coraggio di non limitarsi a proiettare la nostra vita interiore negli oggetti reali dipinti, piuttosto abolirli completamente.
Astrattismo. Il rapporto con la realtà
Ecco sparire l’amata realtà per veder comparire forme, linee e colori. Il complesso oscuro dei sentimenti che si agitano dentro ciascuno di noi. Come accade con Turner e poi con gli Impressionisti e andando avanti con Kandinskij, Picasso e molti altri.
Perché del resto il lavoro di narrazione della realtà così come è, nel frattempo, lo sta portando avanti la fotografia, che almeno agli inizi una grande mano a svincolarci l’ha data ai nostri artisti astratti.
In altre parole, il pittore si accosta alla felice situazione del musicista e l’astrattismo di grandi maestri come Kandinskij fa un discorso analogo a quello della musica, basandosi su relazioni reciproche di colori, luci, linee, spazi e volumi.
Mi sembrava che l’anima viva dei colori emettesse un richiamo musicale, quando l’inflessibile volontà del pennello strappava loro una parte di vita.
Vasilij Kandinskij
Composizione IV, 1911, olio su tela, 160×250, Kunstsammlung Nordrhein-Westfallen, Dusseldorf