Henry Moore Reclining figure
Henry Moore Reclining figure. Il lavoro dell’artista inglese Henry Moore non può essere descritto come scultura bio-morfa con la stessa accezione che si applica ad altri suoi colleghi del secolo scorso.
Le sue figure sono caratterizzate da una monumentalità prorompente e da una grandezza interiore che sconvolge. Da cui affiora anche una solenne vitalità. Il senso del volume sembra scaturire dall’interno, dalla stessa materia.
Henry Moore unisce il modernismo e la scultura classica.
I primi lavori enfatizzano ancora il blocco solido e la tecnica del taglio diretto nella tradizione di Derain e Brancusi, ma nel 1930 vi è un nuovo inizio. Le Reclining Figures di questi anni perdono la loro frontalità. Offrono punti di vista differenti dello stesso oggetto e permettono l’ingresso dei “buchi”, caratteristici delle sue sculture.
Questa tendenza continua attraverso il decennio e solo verso la fine, Moore realizza figure snelle, “bucate” e delimitate dalla posizione dei propri arti. Egli stesso dichiara che ritiene possibile rappresentare qualcosa di non – umano, come un paesaggio, attraverso la figura umana e riesce a far coincidere la realtà con una dimensione arcaica, fantastica.
Henry Moore Reclining figure. La realizzazione
L’opera del 1951 conservata alla Tate Britain di Londra è in realtà il calco da cui poi è stata realizzata la versione in bronzo, allora commissionata dall’Art Councils inglese e oggi conservata alla Scottish National Gallery of Modern Art. Il processo di realizzazione di questo lavoro, esposto per la prima volta durante la personale di Moore alla Tate nel 1951, è stato protagonista di un film girato tra l’ottobre 1950 e il marzo 1951 dal regista John Read, che ha definito questo esperimento come un “viaggio di esplorazione” dell’opera.
Reclining figure si presenta come la rappresentazione di una figura umana distesa sulla schiena e quindi reclinata, composta da forme tubolari strette in alternanza a zone di materia piena che creano la struttura e i contorni del corpo.
Henry Moore. Gli sviluppi delle sue Reclining figures
Dopo il 1959 le forme diventano volumi definiti, che segnano lo spazio e il tempo e si spezzano in due o tre blocchi. L’operazione non avviene con l’intento di frammentare l’opera, ma con lo scopo di interrompere lo spazio e rivivere l’intero come composizione delle parti.
Da questo momento Moore è il Maestro della scultura inglese del Novecento e il punto di riferimento della scultura internazionale, fino all’arrivo poco dopo di Alberto Giacometti.
Il corpo umano è, a mio parere, la base di tutta l’opera scultorea. È dal corpo umano, dai nostri corpi, che ci viene il senso della forma e della struttura, del peso e della misura.
Henry Moore
Reclining figure, 1951, gesso e corda, 105x227x89 cm, Tate Britain, Londra © The Henry Moore Foundation