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L'icona nell'arte

L’icona nell’arte è un tema in continua evoluzione. Si può pensare all’icona sotto mille aspetti e anche l’arte contemporanea la utilizza in una versione nuova. Ma da dove nasce questa forma di rappresentazione? E perché è così importante nella storia dell’arte? Oggi ripercorriamo da dove nasce il termine e quali sono le origini di questo tema in arte.

Icona è una parola che deriva dal greco εἰκών (eikon) che significa immagine. Le icone nascono infatti come immagini di figure sante nel cristianesimo ortodosso. E rappresentano la convinzione che la verità spirituale o divinità possa prendere forma fisica e reale attraverso la sua rappresentazione. L’icona come opera d’arte diventa quindi nel V secolo la rappresentazione del divino.

Le prime icone vengono dipinte in epoca paleocristiana, la tradizione continua nella moderna Grecia e in Russia. La fede e l’arte cristiana sono collegate da un solenne parallelo: come Dio si incarnava o ‘si faceva carne’ in Cristo, così le figure sante diventano fisicamente presenti nelle icone.

L’iconofilia e l’iconoclastia nei secoli VIII e XIX d.C.

Dio o le figure sante possono o devono essere rappresentate da immagini? Nella tradizione ebraica e islamica la risposta è “no” – questo perché che le immagini probabilmente finiranno per diventare idoli, oggetti di culto a sé stanti.

Questa argomentazione contro la rappresentazione del divino viene avanzata ha diviso la Chiesa nel VIII e XIX secolo e ha preso il nome di iconoclastia. In questo periodo si creano due differenti correnti di pensiero: iconoclastia e iconofilia. Gli iconoclasti sono contrari alla rappresentazione della divinità attraverso l’icona. Mentre gli iconofili sono favorevoli.

Non solo in questi due secoli l’iconoclastia viene integrata ed abolita a fasi alterne dagli imperatori nel mondo bizantino ma molte icone e opere anche di altro genere come le miniature vengono distrutte. Nel 843 però qualcosa cambia con Papa Gregorio IV e la rappresentazione della divinità non diventa più un problema. Al contrario l’iconoclastia viene definitivamente abolita e si sviluppa la rappresentazione di Dio e delle figure celesti così come la conosciamo oggi.

L’icona nell’arte. La Riforma Protestante del XVI secolo

L’arte occidentale e la rappresentazione del divino continuano e sviluppano con il tempo fin quando nel XVI secolo non viene promossa la Riforma Protestante. Diversi dei pensatori protestanti come Giovanni Calvino invitano così a abolire le icone e distruggere diversi capolavori dell’arte. Il principio alla base è lo stesso del passato. I fedeli non distinguono tra l’icona come rappresentazione del divino e la divinità stessa quindi le icone vanno abolite.

La distinzione tra la divinità e l’idolo era in pratica molto sfocata e le icone erano popolarmente ritenute capaci di ricevere preghiere, compiere miracoli e vincere battaglie. il 1500 diventa quindi il secolo della divisione non solo della Chiesa ma anche della rappresentazione della divinità.

Nella Chiesa cristiana cattolica si continuerà per secoli, fino ad oggi, a rappresentare il divino attraverso le immagine. Nella Chiesa protestante no.

La rappresentazione del divino nelle icone

Al fine di non diluire o tradire la presenza delle figure sante nei dipinti, i pittori che realizzavano icone non rendevano le figure realistiche. Le icone rappresentavano una realtà ultraterrena chiaramente distinta dalle apparenze ordinarie. E per questa ragione fin dall’antichità una caratteristica delle icone è il fondo oro. Un motivo di distacco dalla realtà che la rende immateriale.

La grande differenza tra le icone dipinte e la rappresentazione della divinità in altri spazi della Chiesa è chiara. Le icone vengono realizzate per tutta la storia su tavola di legno e sono trasportabili, mobili. Mosaici, vetrate colorate e dipinti murali sono invece parte dell’edificio architettonico. In alcuni casi come quello delle vetrate ne fanno parte strutturalmente. L’icona quindi diventa uno degli elementi della rappresentazione della divinità, non l’unico ma di sicuro uno dei più discussi nei secoli.

L’icona nell’arte. Arte moderna

In un certo senso, le icone possono essere comprese solo nel contesto della teologia cristiana ortodossa. In un altro, l’icona è un’immagine venerata che viene riprodotta come arte anche in epoca moderna.

Il primo esempio di utilizzo dell’icona nell’arte del ‘900 e contemporanea è di sicuro la pop art. La pop art riprende infatti l’idea di “culto”, ma al posto di applicarlo alla divinità lo applica ai nuovi simboli della società occidentale: i prodotti commerciali e le celebrità. La Marilyn Monroe di Andy Warhol ripetuta mille volte su sfondi piatti e dal colore unico è l’esempio più significativo.

Ma Andy Warhol non è l’unico artista a riprendere questa idea. altri prima di lui come Matisse o Kandinsky conoscono e utilizzano il concetto di icona nelle loro opere.

Nell’arte contemporanea un altro artista che ha fatto dell’icona il suo segno e uno dei suoi temi principali è Keith Haring negli anni ’90. In diversi dei suoi lavori dal fondo monocolore emergono simboli della cultura occidentale stilizzati.

Infine, l’artista belga Francis Alys ha ripreso recentemente il tema nella sua installazione del 2009 Fabiola, presentata alla National Portrait Gallery di Londra. 300 copie dipinte di una popolare immagine di Santa Fabiola realizzata da Jean-Jacques Henner nel XIX secolo. Una rivisitazione contemporanea del concetto di icona e di presenza ripetuta.

L’icona quindi, come anche altri temi della storia dell’arte ha completamente cambiato il suo aspetto. Discussa, abolita o accettata in ogni caso è una delle forme d’arte più diffuse e importanti della nostra cultura.

Copertina:

Icona della madonna di Vladimir, tempera su legno, 1131, chiesa di San Nicola, Mosca

Andy Warhol, Marilyn 1967, 1967, litografia ©Tate

Francis Alÿs, Fabiola, 2009, installazione ©National Portrait di Londra

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